Roma e le sue disuguaglianze

L’analisi di Salvatore Monni, co-autore di un libro sul divario sociale nella Capitale: «Opportunità di Pnrr e Giubileo. La sfida di Expo 2030, per renderla più efficiente».
(Di Roberta Pumpo su https://www.romasette.it/).

Quando si parla di disuguaglianze sociali, specie in questo tempo in cui la pandemia ha esacerbato i divari, si pondera in prima battuta la disparità reddituale. L’associazione di idee non è però sempre valida. A Roma, se si stila un’ipotetica top ten, la differente condizione economica si piazza al terzo posto. Senza «sottostimare» l’importanza del reddito, Salvatore Monni, professore associato presso il dipartimento di Economia dell’Università Roma Tre, tra gli ideatori di #Mapparoma, spiega che non «bisogna focalizzarsi solo sul fattore economico. È certamente rilevante, basti pensare che la dichiarazione media di chi vive ai Parioli è di 68mila euro a fronte di chi abita a Torre Angela o a Tor Bella Monaca, che ha un reddito medio dichiarato di 18mila euro, ma sussistono altre gravi disuguaglianze». Come in una sorta di scatola cinese, la Capitale racchiude dentro di sé “Le sette Rome”, titolo dell’ultimo libro degli animatori di #Mapparoma, che oltre a Monni conta Keti Lelo, ricercatrice all’Università Roma Tre, e Federico Tomassi, dirigente pubblico.

«Roma è una città profondamente disuguale – rileva Monni -. La prima distanza da colmare è quella dell’istruzione. Il tasso più elevato di laureati, pari al 42%, risiede ai Parioli, quello più basso, il 5%, a Tor Cervara, ma se si analizzano le zone di edilizia residenziale pubblica i laureati sono tra il 2,5 e il 3%». Figlia di questa disparità è l’occupazione. Le zone urbanistiche con basso tasso di scolarizzazione hanno, di conseguenza, elevati tassi di disoccupazione. A pari merito Monni considera l’accessibilità ai luoghi della cultura. «I teatri, i cinema, le biblioteche e le librerie – rimarca – sono tutti in zone centrali». A Roma, quindi, «le differenze sono soprattutto in termini di opportunità – prosegue -. Nascere in un quartiere piuttosto che in un altro significa avere più o meno opportunità di essere istruito, di trovare un lavoro, di avere un asilo nido vicino a casa, una biblioteca, una libreria, praticare uno sport». Fuori dal Grande raccordo anulare vivono 700mila romani – Torino, quarta città per numero di abitanti in Italia, ne conta 851mila -, «eppure non ci sono centri di interesse culturale. Ancora prima di redistribuire il reddito bisogna pensare a redistribuire le opportunità. Solo così quelle “sette Rome” possono tornare a essere una».
Articolo completo su: https://www.romasette.it/.


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