Una visione di futuro per Roma

di Carlo Cellamare e Riccardo Troisi

Roma manca di un progetto, di una visione di futuro. E ne ha molto bisogno. Gli abitanti sentono profondamente l’assenza di prospettive forti e chiare, così come la sentono i ricercatori e chiunque si provi a riflettere sulla città. Roma sembra stagnare in una situazione difficile, da cui pare complicato anche solo cominciare a uscire.

Gli abitanti vivono questa situazione sulla propria pelle, nella vita quotidiana, soffrendo e sopportandone le difficoltà, come la mancanza di lavoro, il disagio sociale, ecc.

Non è che progetti interessanti manchino del tutto, né che la città si limiti esclusivamente a sopravvivere, ma si tratta prevalentemente di un galleggiare, di un resistere, senza grandi prospettive.

Spesso le cose si reggono sulla mobilitazione e sulla capacità di iniziativa e di organizzazione degli abitanti, variamente coordinati (o meno) in associazioni, comitati, reti e altre forme aggregative. Tutto questo non basta per determinare una visione in comune.

L’esperienza del Covid ha acuito e messo in evidenza, sotto gli occhi di tutti, le grandi difficoltà che in molti vivono all’interno della città e le grandi disuguaglianze già presenti.

Tanti studi e rapporti ci hanno documentato quello che peraltro molti abitanti sperimentano direttamente, ovvero la presenza di alte percentuali di povertà assoluta, forti tassi di disoccupazione, elevati livelli di disagio sociale, ecc., all’interno di grandi disuguaglianze tra le diverse componenti della collettività romana e nei diversi settori urbani.

Qui è in discussione il modello di sviluppo complessivo della città, che riflette il problema più vasto e globale del modello di sviluppo prevalente che caratterizza le città del mondo. Come ancor prima e sempre più fanno le nefaste conseguenze dei cambiamenti climatici, l’esperienza del coronavirus ha evidenziato fortemente l’impossibilità di continuare su quella strada, richiamando ad una radicale inversione di rotta, pena il mettere in discussione il nostro futuro.

È un orizzonte di ecologia integrale che dobbiamo avere davanti, così come delineato anche dalla stessa enciclica Laudato si’ di papa Francesco, di cui abbiamo celebrato recentemente i cinque anni dalla pubblicazione.

Eppure, a Roma esistono le risorse, le capacità e le idee per pensare ed agire un futuro differente. La città presenta anche un fermento di idee, progettualità e iniziative che la rendono viva e vitale.

Lo testimoniano, in primo luogo, le tante esperienze, le iniziative sociali e culturali, le pratiche di cura e riappropriazione degli spazi, il protagonismo sociale, le forme di collaborazione che si esprimono sui territori e che, in alcuni casi, costituiscono economie locali e forniscono servizi al territorio altrimenti mancanti.

Tutte queste pratiche già configurano una città differente. E non mancano neppure le idee, le proposte e le progettualità di più ampio respiro che vogliono ripensare il futuro della città. Le manifestano e le stanno sviluppando – con una certa frequenza, da qualche tempo e a diverso titolo – diversi studiosi, ricercatori, organizzazioni e reti associative.

Questo libro raccoglie alcune di quelle idee e proposte, offrendo alla città una nuova occasione per riflettere e discutere, ricreare uno spazio pubblico, strutturare un processo di ripensamento di una visione per Roma, avviare un percorso ricostruttivo e collaborativo.

In questi testi si è cercato di combinare contributi differenti che provengono dal mondo della ricerca e dell’università, da altri enti ed istituzioni di ricerca, da studiosi impegnati da tempo nella città, da organizzazioni che operano con passione e intelligenza sul territorio (forti di esperienze internazionali) anche nel campo produttivo, da reti e associazioni di cittadinanza attiva o del protagonismo sociale o del volontariato.

Si tratta di soggetti impegnati in diversi campi, da quello economico a quello culturale e sociale, da quello urbanistico a quello produttivo e agricolo, provenienti anche da culture e approcci differenti, ma tutti seriamente impegnati per la città e con una grande esperienza sul campo.

L’occasione di questa riflessione è stata stimolata anche dalla sollecitazione di alcune realtà sensibili che, avendo a cuore la situazione di Roma, si stanno interrogando su come sostenerne la riconversione e il concreto rilancio, con l’obiettivo di strutturare un programma coordinato e intelligente, pur nei limiti delle proprie capacità di azione.

Queste realtà sono la testimonianza di una grande attenzione per Roma da parte di molti soggetti che sentono l’urgenza di dare una prospettiva nuova alla città.

Il percorso che proviamo a riavviare (da ampliare e sviluppare) è lungo e impegnativo, ma siamo fiduciosi che questa nostra presa di parola possa stimolare presto reazioni, commenti e ulteriori passi da compiere insieme a molti altri.Trasformare-i-territori-e-fare-comune-a-Roma-formato-lettura-pagina-singola DownloadTrasformare-i-territori-e-fare-comune-a-Roma-formato-libroDownloadRipensare un progetto per Roma Comune. info – Fondazione Charlemagne – Sapienza Università DICEA – PeriferiacapitaleIndice

Indice

Introduzione 6 Stefania Mancini

Periferiacapitale 10 Salvatore Monni

Le impari opportunità 14 Paolo Berdini

Le città distrutte dalla pandemia 20 Carlo Cellamare

Ripensare Roma a partire dalle periferie 28 Elena Battaglini

La metamorfosi, la cura e le politiche 38 Monica Di Sisto

Se l’altra economia entra nei quartieri 50 Riccardo Troisi

Proposte per un’economia trasformativa 58

Anna Maria Bianchi Missaglia
Noi e l’ordine capovolto delle priorità 66

Gianluca Cantisani
La cura condivisa dei beni comuni 72

Daniela Patti
Spazi, organizzazione interna, risorse 82

Carlo De Angelis
L’orizzonte delle forme di reciprocità 88

Adriana Goñi Mazzitelli
SàrSan, la città delle comunità ibride 96

Francesco Careri e Fabrizio Finucci
Ben oltre l’accoglienza 110

Giorgio de Finis
La città ospitale 118

Stefano Simoncini
Le piattaforme della città che resiste 128

Pas Liguori
Fare fotografia urbana e del comune 140

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