Un grido di dolore, un appello drammatico al Comune di Roma e alla sindaca Virginia Raggi: “Noi così non ce la facciamo più. Facciamo welfare nelle periferie. Non sgomberateci, non trattateci da criminali”. È stato un vero e proprio ‘sos’ quello che quest’oggi i rappresentanti di diverse associazioni sociali di Roma, palestre popolari, associazioni per disabili, centri sociali, hanno lanciato da piazza del Campidoglio all’indirizzo della sindaca della Capitale. Sul tavolo la questione degli sgomberi a cui rischiano di andare incontro a causa della decisione dell’amministrazione di rinnovare i bandi per l’assegnazione dei loro locali. Una norma inserita nel nuovo regolamento comunale per i beni indisponibili.
Le associazioni si sono date appuntamento in piazza con il capogruppo di Sinistra per Roma, Stefano Fassina: oggi per una comunicazione. Un domani, non lo hanno escluso, per altri passaggi di lotta. “Noi- ha spiegato, ad esempio, Gilberto Berlen, presidente dell’associazione ‘Street of the life’ di Spinaceto- siamo nel nostro locale dal 2000. Abbiamo mantenuto e tutelato quel bene, un vero e proprio polo aggregatore di arti marziali. Grazie alla rete siamo riusciti, per il momento, a salvaguardare il locale ed evitare lo sgombero. Ma il Comune ci vuole fuori, senza riconoscere tutto quello che abbiamo fatto per il locale e soprattutto per il quartiere“.
Sempre a Spinaceto rischiano uno sgombero anche i ragazzi del centro sociale Auro e Marco. “La nostra- ha spiegato Davide, uno dei portavoce- è una storia d’amore per il nostro territorio e la nostra periferia. Siamo nati nei locali di uno spazio commerciale denunciando la necessità di spazi sociali in quel luogo. Anche noi eravamo finiti nel mirino degli sgomberi anche se per ora abbiamo vinto una causa”. Chi, invece, non ha i mezzi per lottare è l’associazione ‘Hamici’, che da anni si occupa di sostegno alla disabilità. Guglielmo, il presidente, questa mattina ha spiegato che “nonostante l’associazione ‘Hamici’ si occupi di disabilita sul territorio da 30 anni, a via Ignazio Silone al Laurentino, rischiamo di non poter proseguire la nostra esperienza a causa degli alti costi che ci chiede il Comune. Nel 2012 pagavamo 230 euro al mese, ora siamo passati a 500 euro. Non possiamo permettercelo”.
Paolo Airoti, della Palestra popolare di San Lorenzo, ha un’altra situazione da gestire. “Noi non siamo oggetti di rischio sgombero- ha detto- ma a scadenza della nostra concessione ci è stato negato il rinnovo. Sono 6 anni che stiamo cosi, dal 2014. Nello sport esiste il concetto del tempo massimo al di là del quale vieni fermato. Noi crediamo che il tempo massimo per il regolamento sia scaduto e che il rinnovo sia dovuto. Per noi è una situazione che comporta danni seri, perché siamo impossibilitati ad accedere al credito o a partecipazione a bandi pubblici”.
Stefano, in rappresentanza del centro sociale ‘Corto Circuito’ di Lamaro era letteralmente furibondo: “I centri sociali nascono da una storia lontana, negli anni 70- ha ricordato- Per 30 anni noi abbiamo creato qualcosa di unico: cultura, informazione, musica. Non so a chi si riferisce Ardu quando dice che in questi spazi si fa profitto. Se ha le prove le tiri fuori. E’ una balla per approvare un regolamento assurdo. Basta con gli sgomberi. Io dico che non basta l’onestà per amministrare una città, serve la competenza”.
Infine Marco, in rappresentanza di All Reds Rugby Roma e di una rete di altre 15 associaizoni sportive popolari, ha ricordato come queste “siano praticamente tutte a rischio sgombero. Eppure noi crediamo nello sport pubblico e sociale come prevenzione contro violenza e discriminazioni, e su questi principio lavoriamo. Siamo una forma di welfare alternativo a quello del Comune. Eppure veniamo sempre colpiti e additati come criminali. Chiediamo alla Raggi da che parte vuole stare”.
Fonte «Agenzia DiRE» www.dire.it