Nonostante un’inchiesta giudiziaria con tanto di arresti, ordinanze regionali d’imperio contro il Comune annullate dal Tar; nonostante i ricorsi agli stessi giudici amministrativi da parte di aziende che non sanno dove sversare le immondizie raccolte dai cassonetti, il rischio emergenza rifiuti sembra resistere a Roma come i più antichi dei monumenti capitolini.
Ieri la “spallata” tentata dalla Regione di imporre al comune di fare in un mese ciò che non è stato fatto in oltre un decennio, si è infranta contro il muro del Tar. La Regione, il primo aprile, aveva emesso una ordinanza con la quale imponeva a Roma Capitale di “adottare e trasmettere, entro 30 giorni, un piano impiantistico ai fini dell’autosufficienza in termini di trattamento, trasferenza e smaltimento dei rifiuti, recante anche l’impegno a realizzare una rete integrata e adeguata di impianti”. Insomma, il Comune avrebbe dovuto individuare una discarica.
L’ordinanza si fondava sull’articolo 191 del decreto legislativo numero 152 del 2006 che attribuisce al presidente della Regione Lazio il potere di emettere ordinanze “contingibile e urgente” in caso di emergenze. Il tribunale amministrativo del Lazio, ha annullato l’ordinanza sostenendo che a Roma non ci sono emergenze rifiuti, nel senso che i rifiuti non sono per strada, e che comunque, con un’ordinanza di quel tipo, non si può imporre la programmazione di una gestione dei rifiuti che è evidentemente molto complessa.
Quindi tutto come prima, ma del resto, per sbloccare la vicenda “discarica di Roma” non è servita neanche l’inchiesta della procura di Roma che a metà marzo ha portato all’arresto di Flaminia Tosini, direttore del Ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, e l’imprenditore Valter Lozza titolare della Mad e Ngr, società, la prima che controlla l’ormai dismessa discarica di Roccasecca; la seconda, che detiene il terreno su cui si progettava quella che sarebbe dovuta essere la discarica capitolina a Monte Carnevale.
Nel frattempo i protagonisti, Regione Lazio e Campidoglio, interpretano ciascuno secondo le proprie convenienze la sentenza del Tar e “comunicano” tra loro attraverso post su social o note stampa.
“La sostanza non cambia: il Tar conferma chiaramente che Roma non ha un piano impiantistico, non ha indicato i siti dove collocare gli impianti e non sa dove portare i rifiuti che produce”. Ha sostenuto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
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