Dopo l’ultima grande moria di pesci che si è verificata nel Tevere lo scorso 26 agosto, la Procura di Roma ha aperto una indagine sui depuratori al servizio della Capitale, in particolare tra Fiumicino e Torvajanica, località balneare situata in zona Roma-sud, nel comune di Pomezia.
Articolo tratto aa Ilcaffèdiroma
A sollevare i dubbi degli inquirenti sono state le altissime concentrazioni di Escherichia-Coli, ossia dei batteri presenti in fogna, rinvenuti nel fiume dall’Arpa Lazio (Agenzia Regionale di Protezione Ambientale) a partire da Ponte Milvio.
LE ANALISI DEFINITIVE DI ARPA LAZIO
Prima che il Tevere arrivi nella città eterna, dentro il corso d’acqua scaricano 26 grandi aziende R.I.R., ossia a Rischio di Incidente Rilevante, comprese alcune dei settori strategici: militare, chimico, farmaceutico, etc. Eppure, le analisi dell’Arpa Lazio effettuate sull’acqua prelevata nel fiume in tutte e tre le ultime morie di pesci non hanno rilevato presenze significative di metalli pesanti o altri scarti da industria ‘pesante’ ma ‘solo’ – come anzidetto – livelli di Escherichia Coli altissimi, pari a 11mila Ufc/100 ml. Quindi l’occhio degli investigatori non si concentra sugli scarichi delle industrie, ma, visto il tipo di inquinamento, sui depuratori.
RIFLETTORI PUNTATI SUL DEPURATORE DI ROMA-GROTTAROSSA
Sono tre i depuratori Acea attivi a Roma-città: quello di Roma-est in località Tor Cervara che getta le proprie acque nell’Aniene; quello di Roma-sud in località Tor di Valle, a due passi dall’area su cui sarebbe dovuto sorgere il nuovo stadio della Roma. Ma quello maggiormente indiziato è quello di Roma nord, in località Grottarossa. Già tre anni fa cinque dirigenti del depuratore di Roma nord sono stati condannati (almeno in primo grado, il secondo grado, ossia il processo di appello, è ancora in corso) per aver fatto defluire nel Tevere acque non correttamente trattate e fanghi di depurazione.