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Corviale, ascensore per il lockdown

Di  Mauro Monti
Ci sono posti a Roma nei quali non bisogna aspettare un lockdown o una zona rossa per essere costretti a casa, ma un semplice guasto, e uno di questi è Corviale, periferia sudovest della Città eterna, un chilometro di cemento adagiato sul crinale di una collina che domina la campagna romana.

La prima cosa che impressiona di Corviale è la sua lunghezza: un chilometro! Ma pure l’altezza non scherza: nove piani. Da sopra, guardando dentro Roma, si riesce a scorgere la vela di Calatrava e Santa Maria Maggiore, mentre dall’altra parte, nascosto dall’orizzonte, c’è il mare e ogni sera il tramonto è diverso.
Ma non siamo al Gianicolo o al Giardino degli Aranci, qui come nelle altre abitazioni del mondo, la gente vive e non sale su casa per fotografare panorami.
E per salire, le seimila persone che qui ci abitano, utilizzano i pochi ascensori funzionanti sui 74 installati, quando va bene uno o due per lotto. A volte rimangono solo le scale, impraticabili però per chi ha difficoltà di deambulazione per qualche problema fisico o semplicemente perché è anziano.

E così quando nessuno degli ascensori del singolo lotto funziona, i più fragili rimangono chiusi in casa in un lockdown obbligato. Le cause? La mancanza di una manutenzione regolare e l’abbandono delle istituzioni. C’è anche il vandalismo, certo, ma la colpa può ricadere su chi in quel palazzo abita e paga un affitto regolare? Senza parlare della difficoltà che incontrano gli operatori sanitari quando intervengono in caso di emergenza.
Articolo completo su: https://romareport.it/

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