Globalizzazione solidarietà, no globalizzazione dell’indifferenza.

Il Cardinale Parolin presenta l’Enciclica Fratelli Tutti (N. Galiè)
“La comunità internazionale ha l’obbligo di garantire che qualsiasi vaccino e trattamento COVID-19 sia sicuro, disponibile, accessibile e conveniente per tutti coloro che ne hanno bisogno. L’attenzione per i più bisognosi e coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità, in particolare per i rifugiati, i migranti e gli sfollati interni, non è solo testimonianza di fratellanza, ma una costatazione di un’attenzione al bisogno reale delle nostre sorelle e dei nostri fratelli.

Gli appelli incessanti ai leader e agli Organismi Internazionali per una nuova globalizzazione della solidarietà capace di soppiantare quella dell’indifferenza sono una costante del Papa e vengono ripresi sistematicamente anche nell’Enciclica”. Con questo appello è intervenuto il cardinale Parolin all’evento “Fraternity, Multilateralism and Peace: a presentation of Pope Francis’ Encyclical Letter Fratelli tutti”, in cui si è discusso dell’ultima enciclica di Papa Francesco. I temi trattati dal segretario di Stato sono stati molteplici, tra cui, per indicarne brevemente alcuni, quello dell’emergenza sanitaria, dei vaccini, dei rifugiati, degli sfollati e del disarmo. Tutto questo nell’ottica della fratellanza, principio cui si rifà l’enciclica sociale di Papa Francesco già nel titolo.

Il principale collaboratore di Papa Francesco ha, infatti, ribadito più volte – vero filo conduttore del suo discorso – come la fratellanza, insieme alla solidarietà che mai deve essere messa da parte, sia un principio cardine di “Fratelli tutti”. Parolin ha poi indicato come essa si debba tradurre “nell’azione multilaterale”, ossia “nel coraggio e nella generosità per stabilire liberamente determinati obiettivi comuni e per assicurare l’adempimento in tutto il mondo di alcune norme essenziali, in virtù della locuzione latina pacta sunt servanda, con la quale si vuole mantenere fede alla volontà legittimamente manifestata, per risolvere le controversie mediante i mezzi offerti dalla diplomazia, dal negoziato, dalle Istituzioni multilaterali e dal più ampio desiderio di realizzare un bene comune realmente universale e la tutela degli Stati più deboli”. Parolin ha, inoltre, approfittato per indicare quelle che considera le priorità della Santa Sede: “accesso alla salute, rifugiati, lavoro, diritto internazionale umanitario e disarmo”. “Nell’ambito della salute” – ha aggiunto il segretario di Stato – “quest’ultimo anno la famiglia umana ha sperimentato un indissolubile legame che ha suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti”.

Parolin ha ricordato come la fratellanza sia stato il primo tema cui Papa Francesco “ha fatto riferimento il Papa nel giorno della sua elezione, più di otto anni fa, quando ha espresso questo desiderio: ‘Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza’. Tutte le azioni ed attività successive del Pontificato sono state una naturale e coerente conseguenza di un cammino orientato ad essa”. “Riflettendo ad un anno dall’inizio della pandemia” -ha aggiunto il segretario di Stato – “vediamo come tale criterio programmatico risulta decisivo se si vuole superare la dicotomia attuale tra ‘il codice dell’efficienza’ e il ‘codice della solidarietà’. Infatti, la fratellanza ci spinge ad un ‘codice’ ancora più esigente ed inclusivo: Mentre la solidarietà è il principio di pianificazione sociale che permette ai diseguali di diventare eguali, la fratellanza è quello che consente agli eguali di essere persone diverse. La fratellanza consente a persone che sono eguali nella loro essenza, dignità, libertà, e nei loro diritti fondamentali, di partecipare diversamente al bene comune secondo la loro capacità, il loro piano di vita, la loro vocazione, il loro lavoro o il loro carisma di servizio”

“La Santa Sede” – ha ricordato Parolin – “di fronte ad un problema sistemico, quale quello delle barriere all’accesso alle cure, acuito dall’emergenza attuale, ha offerto una serie di linee guida per affrontare tale questione, ispirate dalla convinzione dell’importanza della fratellanza. In ogni momento, dobbiamo concentrarci sul sottostante principio del servizio al bene comune”. Secondo il cardinale, questo approccio può essere “ben esemplificato da San Giovanni Paolo II e dalla sua insistenza sull’ipoteca sociale, la quale insiste sul principio della destinazione universale dei beni”.

“Il desiderio di pace, di sicurezza e di stabilità” – ha concluso Parolin – “è uno dei desideri più profondi del cuore umano, poiché esso è radicato nel Creatore, che fa membri della famiglia umana tutti i popoli. Tale aspirazione non può mai essere soddisfatta soltanto da mezzi militari e meno che mai dal possesso di armi nucleari ed altre armi di distruzione di massa. I conflitti provocano sempre sofferenze, in chi li subisce, certamente, ma anche chi li combatte. Non è retorico affermare che la guerra è l’antitesi della fratellanza. È in quest’ottica che la Santa Sede incoraggia con convinzione l’impegno degli Stati nell’ambito del disarmo e del controllo degli armamenti verso accordi duraturi sulla strada della pace e, in modo particolare, sul fronte del disarmo nucleare. Se è valida l’affermazione che siamo tutti fratelli e sorelle, come può la deterrenza nucleare essere alla base di un’etica di fraternità e coesistenza pacifica tra i popoli?
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