Interssante articolo su: https://www.romatoday.it. L'atto firmato il 4 novembre ("Direttiva Gualtieri") è un punto di svolta nelle politiche abitative. Spieghiamo le differenze tra il prima e il dopo, quali conseguenze avrà e perché non è vero che è un'istigazione all'occupazione abusiva.
Con la direttiva numero 2 del 2022 firmata il 4 novembre, Roberto Gualtieri ha segnato un punto di svolta nelle politiche abitative di Roma. Un passo in avanti verso l'applicazione di una serie di diritti fondamentali delle persone, che per i più svariati motivi si trovano a occupare un alloggio Erp o uno stabile abbandonato, di proprietà pubblica o privata, per non rimanere in strada. E soprattutto che hanno una serie di fragilità che le caratterizza. L'atto era atteso dalla maggioranza di centrosinistra (soprattutto da una parte del Pd, Sinistra Civica Ecologista, Roma Futura e Demos) e da una larga parte degli enti del terzo settore che da anni chiedeva la deroga all'articolo 5 del decreto Renzi-Lupi del 2014, la norma che impedisce l'iscrizione della residenza e l'allaccio delle utenze a coloro che occupano senza titolo un alloggio o uno stabile. Com'era la situazione fino al 3 novembre, cioè il giorno prima dell'entrata in vigore della direttiva? E cosa cambia, da oggi, per gli occupanti? E per gli uffici anagrafici?
Cosa prevedeva il decreto Renzi-Lupi e la situazione dal 2014 ad oggi
Il 28 marzo 2014 è entrato in vigore il decreto legge numero 47, denominato "Renzi-Lupi" perché a quel tempo il presidente del Consiglio era Matteo Renzi (allora segretario del Pd) e ministro delle infrastrutture era Maurizio Lupi del Nuovo Centro Destra. Secondo la normativa, chiunque si trovi nella condizione di occupare senza titolo un alloggio di edilizia residenziale pubblica o uno stabile, di proprietà pubblica o privata, in stato di abbandono e non custodito, non ha alcun diritto a chiedere l'iscrizione della residenza all'interno della dimora abituale. Di conseguenza, gli viene impedito di sottoscrivere alcun contratto per l'allaccio delle utenze (luce, acqua, gas). A Roma, come in tutte le metropoli italiane nelle quali c'è più emergenza abitativa, il decreto ha riguardato e riguarda tuttora migliaia di persone. Una parte di queste è riuscita ad avvalersi della residenza fittizia, la cosiddetta "Via Modesta Valenti", quella che viene fornita anche ai senza dimora. Una larga fetta, però, no. Soprattutto a causa delle lungaggini burocratiche che il procedimento prevede. La delibera numero 31 del 3 marzo 2017 (giunta Raggi),infatti, impone un passaggio amministrativo con i servizi sociali prima della concessione dei documenti. In 8 anni, comunque, nonostante il decreto e i suoi impedimenti, le famiglie hanno continuato ad occupare e ad allacciarsi alle utenze abusivamente, causando blackout e disservizi gravi negli stabili popolari delle periferie romane.
Cosa prevede la direttiva e chi sono i soggetti meritevoli di tutela
Secondo quanto scritto nell'atto licenziato dal primo cittadino pochi giorni fa, da questo momento gli uffici dell'anagrafe di qualsiasi municipio di Roma potranno accogliere le domande di residenza da parte di chi vive in una condizione di occupazione, ma solo se i richiedenti rientreranno nelle quattro categorie di soggetti "meritevoli di tutela", come da direttiva. Nello specifico: nuclei familiari seguiti dai servizi sociali per la presenza di particolari fragilità sociali come figli minori, disabili, ultrasessantacinquenni; nuclei con un reddito inferiore al limite minimo stabilito da legge regionale, aggiornata ogni due anni in base al cambiamento dell'indice Istat, e che al 2021 è fissato in 21.190,14 euro; richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale; nuclei a rischio igienico-sanitario dovuto all'assenza di allacciamenti ai pubblici servizi essenziali (acqua, luce, gas). Questi soggetti, dunque, avranno diritto a iscrivere la residenza nella loro dimora abituale - a differenza di quanto previsto dal decreto numero 47 del 2014 - anche fosse un alloggio Erp occupato senza titolo o uno stabile di proprietà pubblica o privata e di conseguenza a sottoscrivere regolari contratti per le utenze. Tutti gli altri, quindi coloro che non hanno fragilità di carattere sanitario o sociale, hanno un reddito superiore al minimo stabilito per legge, non sono cittadini stranieri con protezione o richiedenti asilo e non vengono seguiti dai servizi sociali, continueranno ad essere a rischio sgombero e non potranno iscrivere la residenza. Tutto ciò, va ribadito, rientra nell'applicazione della legge: l'articolo 5 del "Renzi-Lupi" prevede che i Sindaci possano derogare in casi specifici, che l'amministrazione Gualtieri su input di alcuni consiglieri di maggioranza ha elencato in maniera esaustiva.
Continua su: https://www.romatoday.it/