„Crescere a Ostia, tra gli anni '60 e '70, ti ha mai fatto pensare che non ce l'avresti fatta?
"Me l'ha fatto credere a un certo punto, quando fu invasa dalla criminalità. Ostia negli anni '60 era un'isola felice, dormivamo tutti con le porte aperte, soprattutto d'estate perché all'epoca non c'era l'aria condizionata. Le biciclette restavano in strada e non le toccava nessuno. Era una meraviglia. Il pomeriggio passavi davanti alla pizzeria al taglio e la signora ti regalava un pezzo di pizza, se cadevi con la bici usciva qualcuno col bicchiere d'acqua. Ostia era così, ma l'Italia era così".
Poi cos'è successo?
"Poi purtroppo è arrivata la criminalità ed è cambiato tutto. Noi eravamo ragazzi abituati a stare per strada, ma iniziava a diventare pericoloso. Un giorno mi rubarono la bicicletta puntandomi un coltello a serramanico, avevo 14 anni. Il maresciallo di allora mi disse 'A Luchè, qua bisogna che ve imparate a menà perché questi so' cattivi'. Lì ci siamo resi conto che stava cambiando proprio il sistema e per anni Ostia ha continuato ad essere gestita dalla criminalità. Qualcosa è stato fatto, ma c'è ancora molto da fare".“
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