Interessante articolo di Monica Di Sisto per Comune-Info .
Confini invisibili: Comunità liminali e pratiche di resistenza nella città neoliberista, di Antonucci, Sorice e Volterrani, è un manuale molto rigoroso su come si rigenerano i tessuti urbani a partire dalle loro comunità. Una sociologia che si posiziona al fianco degli innovatori ricostruendo e analizzandone il discorso per ridare voce e potere democratico a chi, in modi e luoghi molto diversi, “si ribella, facendo”.
Ci sono dei giorni in cui ti ritrovi senza voce. Altri nei quali ti senti come la polvere sotto al tappeto: impalpabile ma non conforme, di troppo, di sporco, per chi stringe con sempre maggiore decisione il manico della società. Per questo vieni sottratto alla vista, rimosso, spesso con violenza, con la scusa del decoro o della sicurezza altrui. Eppure la materialità, la densità, l’urgenza di quello stare con altri nella stessa invisibilità si fa montagna, inciampa il passo, a volte riesce persino a rovesciare chi si ostina a nascondere, emarginare. Sotto al tappeto quei grumi di inerzia, nei casi migliori di variamente organizzata resistenza, fanno e diventano comunità.
Le comunità “liminali” nascono al limite dello spazio urbano percepito: in vista ma lontane, in spazi vulnerabili ma non per questo vinti, vicini ma non per questo coesi. A definirle e riconoscerle come “pratiche di resistenza nella città neoliberista” un volume di Meltemi, “Confini Invisibili”, edito non a caso nella collana “Sociologia di posizione”, a firma di Maria Cristina Antonucci, Michele Sorice e Andrea Volterrani. Tre studiosi con esperienze molto diverse di ricerca – politiche sociali, sociologia dei processi culturali, comunicativi e dei processi gestionali – con una prossimità al Terzo settore che li rende osservatori partecipanti ma esatti di questo fenomeno che nasce nella “città neoliberista” in cui l’espropriazione del territorio, le forme più violente di gentrificazione, la defamiliarizzazione, respingono i suoi abitanti in spazi liminali in cui la vulnerabilità dei soggetti è colpa da nascondere e di cui vergognarsi.
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