Sant'Egidio Ostia suggerisce una interessante intervista a Monsignor Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
Monsignor Vincenzo Paglia, nel suo libro "L'età da inventare" (Piemme) dice che la vecchiaia è un'età ancora da scrivere. Cosa c'è di nuovo da dire?
«C'è da dire, anzitutto, che per la prima volta nella storia la vecchiaia è diventata di massa. Non che non ci fossero prima, ma non erano così numerosi come oggi. In Italia gli anziani sono il 23,4% del totale della popolazione, ossia poco meno di 14 milioni di persone. Siamo il secondo paese al mondo, dopo il Giappone, per longevità. Si tratta di una nuova generazione, una sorta di nuovo "continente". Ma è ancora poco conosciuto: c'è poco pensiero, poca riflessione su questi lunghi anni che chiudono l'esistenza sulla terra. È una specie di "terra incognita" senza un pensiero sociale, politico, economico, spirituale».
Per molti anziani la vita è insopportabile. E c'è chi chiede di poterla interrompere attraverso l'eutanasia. Una mistica dei nostri giorni, Angela Volpini, ha detto che si batterebbe perché nessuno faccia questa scelta estrema ma insieme che la scelta irrevocabile di farla finita va rispettata. Non le sembra una posizione ragionevole?
«La posizione ragionevole è quella di riconoscere a questi anni un senso. E dire: che senso ha vivere tanti anni in più, dopo la pensione? Come viverli? E questa la sfida da raccogliere per non cadere nel luogo comune della vecchiaia come un naufragio. Anche gli anziani hanno diritto a pensare ad un loro futuro che sia degno e non uno scarto. Se c'è l'amore non si vuole la morte. Semmai non si vuole soffrire. Ed è su questo che bisogna anche impegnarci. Gli anziani sono indispensabili per la crescita della società. Non uno scarto».
Molti anziani sono dimenticati in strutture assistenziali. Le sembra superato questo modo di assisterli?
«Gli anziani debbono, per quanto possibile, rimanere nella propria abitazione. E una questione di civiltà. La Commissione per la riforma dell'assistenza alla popolazione anziana prospettata dal ministro Speranza che mi ha chiamato a presiedere, ha portato al presidente Draghi, le sue conclusioni. Esse prevedono che la società intera si prenda cura dei propri anziani, a partire dalla abitazione, creando una rete di sostegno che permetta di vivere a casa».
Grazie ai professionisti di scienza e medicina la vita si allunga sempre di più. Alcuni parlano di transumanesimo, usare delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare la vita in vista anche di una possibile trasformazione post umana. Non le sembra un'aspirazione legittima?
«E l'illusione aggiornata e triste di una impossibile immortalità. Purtroppo è la logica del consumo che ha inghiottito tutto, anche la vita, la nascita e la morte. Tutto è divenuto bene di consumo: si fabbricano, si usano e si gettano via, messi a disposizione dell'io divenuto il "padrone assoluto": tutto è mercificato. Non voglio evitare la sua domanda. Le rispondo però ponendo io la domanda dell'inizio: è vero, allunghiamo la vita, ma per fare cosa? È urgente trovare il senso della vita ritessendo i legami tra le generazioni».
La Chiesa parla poco agli anziani dell'aldilà. È come se nessuno sapesse cosa dire in merito. Come dovrebbe cambiare l'approccio della Chiesa verso gli anziani?
«Ha ragione, c'è uno strano silenzio sulle cose ultime della vita, sull'oltre dopo la morte. Abbiamo accantonato la morte. Ma essa c'è, eccome. Va compresa all'interno di una visione larga dell'esistenza. La morte - è così in tutte le culture - non è la negazione assoluta della vita, non è la scomparsa definitiva dall'orizzonte del senso. Chi invecchia - e la vecchiaia è un prezioso traguardo dello sviluppo anche della scienza - deve sapere che non si avvicina alla "fine", ma all'oltre, all'eterno. È l'oltre dal volto umano che sa accogliere la "carne" della nostra storia e renderla risorta».
Paolo Rodari
Da; https://www.santegidio.org/