“L’Enzo Rossi occupato invita le scuole di borgata a lottare unite: la periferia non si piega!”
Recita così lo slogan urlato fuori dalle aule dai ragazzi e dalle ragazze del liceo artistico Enzo Rossi, occupato lo scorso lunedì 7 novembre, al Tiburtino.
Un segnale forte lanciato da una scuola di quelle periferie abbandonate negli ultimi decenni dalla corruzione politica, dall’assenza di servizi come i trasporti e da una precarietà strutturale che colpisci sia gli edifici, sia il personale scolastico.
Il tutto a detrimento della qualità dell’insegnamento e della tenuta della scuola, al netto dei sacrifici che la maggior parte dei lavoratori sono costretti a fare per “mandare avanti la baracca”.
“Gli studenti fanno appello ai compagni delle altre scuole di borgata invitandoli a mobilitarsi per un riscatto dei nostri quartieri popolari. Contro un modello scolastico oppressivo e ad un governo che non si risparmia alla repressione di ogni forma di protesta e opposizione studentesca”, si legge nella nota diramata sui social.
“Un’opposizione che può e deve partire dagli studenti dei quartieri popolari, maggiormente colpiti dal carovita e caro-energia dovuti alla guerra, che da anni vivono l’assenza di servizi e di diritti, di prospettive e vedono disagi vergognosi all’interno delle scuole”.
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