La situazione a Tor Bella Monaca, estrema periferia est di Roma, è insostenibile, ma c’è chi lotta per la legalità e per il bene comune. Il 24 giugno, in via Francesco Londonio, si è tenuto un partecipato presidio con cittadini e associazioni, in difesa della legalità e in solidarietà a quanto accaduto a Tiziana Ronzio, presidente dell’associazione Tor più Bella.
Ricordiamo il fatto: era il 7 giugno quando Tiziana, a seguito di un diverbio nato tra un uomo e suo figlio, interviene per placare gli animi. Ad intromettersi è Giuseppe Moccia, con alle spalle precedenti per droga. Questi comincia a inveire contro Tiziana e schiaffeggia suo figlio. Tiziana ha fondato “Tor più Bella” nel 2015 e da anni si impegna per liberare il quartiere dalla malavita e migliorarne le condizioni. Moccia, avendola a quel punto riconosciuta, le rivolge ingiurie e minacce. «Te do foco, ammazzo te e i tuoi figli. Te sei un infame. Te la fai con i carabinieri». La tensione è ulteriormente cresciuta con l’intervento della madre di Moccia, che ha aggredito fisicamente Tiziana Ronzio, alla quale successivamente in ospedale sono stati dati tre giorni di prognosi.
La situazione, dicevamo, è insostenibile. Malavita, spaccio e racket la fanno da padroni, in un quartiere in cui povertà, abbandono scolastico e disoccupazione lasciano campo libero ai clan di zona.
Secondo l’associazione “Libera”, fondata nel 1994 da Don Ciotti, «è fondamentale che si raccontino queste situazioni a quelli che non abitano qui. Il problema del narcotraffico è centrale e riguarda la quotidianità. Ciò che è tristemente accaduto a Tiziana accade ogni giorno a molti cittadini».
La centralità del narcotraffico
«Lo spaccio», afferma Andrea di “Tor più bella”, «dilaga anche nelle fasce più giovani della popolazione. Dobbiamo comprendere che qui chi spaccia è vittima, anche se minore, semplicemente perché non ha alternative e non conosce altro». A Tor Bella Monaca non vale il detto «se non c’è una porta, costruiscila». Tutte le associazioni e i cittadini si adoperano congiuntamente per abbattere quel muro di illegalità, per oltrepassare il quale non basta una semplice porta.
Nel quartiere ci sono tredici piazze di spaccio, per introiti che vanno da 10.000 a 20.000 euro ogni giorno. «È un’economia che, col deserto affianco, trova strada libera e si diffonde tra le difficoltà delle persone. Serve un lavoro che coinvolga i più giovani. I carabinieri da soli non bastano. La richiesta che oggi, e da anni, Tor Bella Monaca fa è affrontare insieme i problemi di criminalità e quelli sociali, mettendosi in ascolto del territorio. Affrontare i problemi con soluzioni sistemiche, non settoriali».
Cittadini e associazioni chiedono alle istituzioni uno sforzo profondo per operare con continuità e ascoltare la legalità del territorio che è presente, ma che si nasconde per paura di ritorsioni.
L’ascensore sociale bloccato
«L’ascensore sociale», denuncia l’Associazione 21 luglio, «è bloccato. Per i più giovani che nascono e crescono qui è praticamente impossibile uscire da un destino che è già segnato». Purtroppo non solo quello sociale è bloccato di ascensore. Spesso, infatti, i clan nascondono nei vani ascensore armi e droga per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine, con evidenti disagi per i cittadini che, dai piani più alti delle torri, non possono utilizzare gli ascensori per settimane.
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