Online da Villa Pamphilj: “BAmbulatorio”

Il 13 febbraio alle ore 16, sui canali social del Teatro Villa Pamphilj in prima assoluta in streaming, la quarta puntata di “BAmbulatorio”, l’esclusivo format per piccoli e grandi creato da Andrea Satta e Andrea Calabretta, che andrà in scena ogni sabato, per dieci appuntamenti.
Diretta ONline qui: facebook.com/TSVCorsini/

Dieci storie per piccoli e grandi, in compagnia di Andrea Satta (pediatra, ma anche cantante dei Têtes de Bois) e i pupazzi e i burattini di Andrea Calabretta (attore burattinaio della Compagnia Teatro Verde) per parlare, con una buona dose di coraggio e ironia, di divieti necessari per contrastare la diffusione di un virus e dare preziosi consigli e spunti di riflessione in questi giorni di emergenza sanitaria.

In questo quarto episodio i bambini sono alle prese con la paura: la paura di una notte che sembra non dover finire mai, proprio come questa epidemia. Insieme ad Andrea, il pediatra, impareranno a non scambiare la paura con la prudenza e ad avere il coraggio di aver paura.

Un pediatra, Andrea, nel suo BAmbulatorio, a fine di una lunga e faticosa giornata di lavoro, si trova tempestato dalle domande di due bambini-burattini sull’incredibile situazione che stiamo vivendo e sulla difficoltà di poter vivere secondo le idee e i valori che da sempre riteniamo imprescindibili: la convivialità, le relazioni, il gruppo, la vicinanza…
Andrea si accorge di quanto per un adulto sia difficile porsi di fronte alle contraddizioni che l’ingenuità spietata dei due bambini mettono in risalto. Per scoprire alla fine che nelle domande c’era già, nascosta, la risposta. Allora forse questo è il compito dell’adulto: ascoltare e guardarsi dentro, semplificare senza
perdere il senso della complessità. Senza dimenticare di porsi domande

“A cosa servono i burattini? A niente. Con la cultura non si mangia, figuriamoci con i burattini. Eppure un pediatra dialoga con loro in un ambulatorio surreale, li ascolta e a volte impara, così come si impara dai bambini il valore del tempo perso, da cui nasce il gioco, e della noia, da cui nasce l’idea e la creatività respira. Un modo di prendere la vita. In questo clima dire cose importanti è più leggero e divertente.” Andrea Satta 

“I burattini sono talmente finti da essere veri. In un periodo così incredibile, per essere credibili occorrono personaggi incredibili. Per descrivere una realtà difficile la finzione è l’arma migliore. per raccontare con semplicità una situazione complessa cosa di meglio un pediatra che è un po’ burattino e di burattini che sono un po’ pediatri “Andrea Calabretta

Andrea Satta nasce e cresce in una famiglia numerosa, soprattutto di sorelle. Una delle case della sua infanzia affaccia sul deposito dei tram.
Il padre, sardo e scampato al campo di concentramento tedesco, fa il professore di francese e sceglie come sede la provincia Est di Roma, luogo dal dopoguerra in transito tra campagna e periferia. La mamma gli legge come favola della buonanotte “I promessi sposi”.
Sin da piccolo appassionato di musica, Andrea viene selezionato per partecipare allo Zecchino d’Oro, ma la sobrietà familiare fa naufragare il progetto. Ripiega dunque sulla passione per il ciclismo, ascoltando il Giro d’Italia alla radio e riproponendo la corsa in casa con dei pezzettini di carta – personalizzati con i colori delle squadre – che sposta soffiandoci sopra, e su uno studio autistico della geografia. Rimane a tutt’oggi imbattibile in sfide quali “capitali del mondo” o “provincie e capoluoghi italiani” per non parlare di “altezze di montagne” e “lunghezze di fiumi”, spesso proposte nelle lunghe trasferte dei Têtes in furgone o utilizzate come colpi di teatro nei momenti di crisi.
Nel frattempo matura una grande passione per i poeti e gli chansonnier francesi, in particolare per Leo Ferré, studia canto e si iscrive a Medicina. Durante le estati dell’Università spolvera velivoli d’epoca in Belgio e dorme in campeggi deserti sotto la pioggia inglese.
In quegli stessi anni conosce Angelo Pelini. Tra gli altri esperimenti del periodo, insieme accettano un ingaggio come duo di liscio a Capodanno e rischiano di essere lapidati dalla folla a causa della loro precaria conoscenza delle basi dell’hully gully e della differenza intrinseca tra el Tiburon e il Meneito.
Nel 1992 fonda con Angelo, Carlo e Luca i Têtes de Bois e intreccia inevitabilmente le proprie vicende con quelle del gruppo. Oltre che voce e autore dei testi della band, è ideatore e direttore artistico dei molti festival e progetti portati avanti dai Têtes in questi anni (“Stradarolo”, “Sotto il cielo di Roma e Berlino”, “Ferrovia dell’Allume”, “Avanti Pop”, “41° Parallelo”, “Festival della Bicicletta”, “Palco a Pedali” ecc.) e fa il pediatra nella periferia romana.

Condividi l'articolo sui social

News di:

Dai Municipi:

Tags