Superata la delibera 140. Roma Capitale ha presentato la proposta di un nuovo regolamento per il suo patrimonio indisponibile.
Al centro del documento la volontà di valorizzare le realtà culturali che hanno in gestione dei beni del Campidoglio e che hanno fatto da collante sociale anche durante l’emergenza Covid.
Nella visione della giunta Capitolina, Roma dovrebbe ripartire proprio da questi luoghi di partecipazione. Per questo è prevista la creazione di due nuovi istituti che valuteranno cosa fare dei beni inutilizzati e verificheranno il valore sociale delle attività svolte.
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Addio al bando come unico strumento per assegnare un bene o un locale del Comune. Avanti con le nuove regole, a partire dalle istanze di parte, ovvero le richieste di assegnazione da parte delle associazioni, previa valutazione sull’attività coerente con il titolo originario, dai piani di rientro di massimo 6 anni, da attivare entro il 2024, e dalle evidenze pubbliche, previste alla fine del percorso ma con un sistema premiale per chi ci sta dentro. Ma poi ecco, tra le altre novità, lo scomputo dei lavori di manutenzione dall’affitto e le concessioni più lunghe: 6 anni più 6 con possibilità di rinnovo, con tre livelli di canone: 100% per le attività commerciali, 20% standard e gratuicità per casi particolari. Infine ecco le assegnazioni con delibera di giunta per realtà particolarmente meritorie, con una durata di 30 anni. Queste alcune delle novità contenute nel nuovo regolamento sul patrimonio pubblico di Roma Capitale, presentato oggi nell’aula magna della facoltà di Architettura di Roma Tre alla presenza di Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative di Roma Capitale, e Yuri Trombetti, presidente della commissione capitolina Patrimonio e Politiche abitative.
“Abbiamo lavorato a lungo per presentare questo regolamento così importante, uno dei punti qualificanti della nostra amministrazione- ha spiegato Gualtieri davanti ad una platea di rappresentanti delle varie associazioni- aggiorniamo e superiamo un regolamento datato 1983 ma superiamo anche la delibera 140 che aveva creato situazioni ingiuste contro molte associazioni. Ora questi beni potranno essere messi al servizio dei cittadini. I nostri obiettivi sono riempire e rianimare spazi favorendo la cittadinanza attiva. Noi crediamo che non tutto debba essere assegnato solo in base al valore di mercato”.
Ma quali sono le novità del nuovo regolamento? Da quando questo sarà approvato dall’Assemblea Capitolina saranno diverse le modalità possibili di assegnazione del bene: istanza di parte prevedendo un progetto di attività utile al territorio, co-progettazione (prevista dal codice del terzo settore), bandi pubblici, nei quali avranno la priorità le realtà under 35 e patti di collaborazione. Le concessioni saranno poi allungate. La delibera predispone inoltre due nuovi istituti: il comitato tecnico e il forum. Il primo, composto da vari organismi, come i dipartimenti capitolini competenti, i Municipi e una serie di altre realtà amministrative, verificherà la coerenza tra l’attività svolta e la concessione rilasciata. Il secondo, invece, sarà un meccanismo di consultazione e trasparenza utile per decidere cosa fare dei beni inutilizzati, al quale parteciperanno anche gli assessorati, i cittadini e le associazioni. Prevista poi la già accennata norma transitoria per tutelare fino al 31 dicembre 2024 le realtà associative che già si trovano in questi locali. Entro quel termine, qualora necessario, sarà possibile concordare un piano di rientro efficace prima dell’eventuale nuova concessione di 6 anni più 6 con il canone al 20%. Inoltre, la delibera prevede la possibilità di ricalcolo del 20% anche per quei casi in cui era stato applicato per errore il canone pieno, la rateizzazione più lunga e la decurtazione dei lavori effettuata. Più complicata in tale senso resta invece la situazione di chi ha già subito una sentenza.
“Quando siamo arrivati- ha commentato Zevi- abbiamo trovato una normativa inadeguata, una mole enorme di contenziosi, concessioni pressoché tutte scadute. Invece di premiarle, il Comune faceva pressione sulle associazioni anche sociali che si ritrovavano in quei beni. I nostri obiettivi sono altri: vogliamo riparare ai danni fatti nel passato e restituire alle associazioni un contratto di concessione vero e la libertà di programmare. Allo stesso tempo, però, vogliamo anche far ripartire la città con tutte le nuove formule previste dal regolamento, che attirano nuovi investimenti e progetti seri. Rinnoviamo le concessioni a chi ha diritto, riempiamo i locali di Roma Capitale con progetti seri e moderni e diamo nuovamente vita a questa città. Valorizzeremo la ricchezza delle realtà sociali e culturali e il loro contributo a una città più vicina alle persone e più partecipata”.
I punti cardine del regolamento, ha chiarito lo stesso Campidoglio in una nota successiva alla presentazione, “vanno dalla tutela del valore sociale, con la promozione dei principi costituzionali di eguaglianza formale e sostanziale e della sussidiarietà orizzontale, alla garanzia della massima trasparenza e della legalità, attraverso il censimento e la pubblicità degli immobili, chiare condizioni di utilizzo e regolarità urbanistica, fino a un forte decentramento con il massimo coinvolgimento dei Municipi”.
(Agenzia Dire)