da Vita.it.
Chiediamo sempre alle stesse persone di donare di più. È questa la fotografia dell’impatto dello tsunami Covid-19 sulle donazioni nel 2020 secondo il Rapporto annuale “Noi doniamo”, curato dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) (allegato in fondo all'articolo) e presentato oggi a Roma in occasione del Giorno del Dono del 4 ottobre. Nel 2020 infatti, a fronte di un aumento degli atti di donazione il numero di donatori è rimasto stabile, cosa che nell’anno della pandemia può essere ritenuta già un successo. Tecnicamente «una stagnazione nel numero di donatori, che dobbiamo avere sempre come sottofondo ai nostri ragionamenti», ha sottolineato Cinzia Di Stasio, segretario generale di IID. «Noi chiediamo sempre alle stesse persone di contribuire di più. E gli italiani nel 2020 hanno risposto, con grande generosità. Anche se ci sono stati attori che hanno “fagocitato” un po’ tutto e che hanno “distratto” il donatore dalle donazioni classiche che avrebbe fatto in tempi non-Covid: il Terzo settore ha in un certo senso subito una nuova modalità donativa, che ha trascinato molti italiani verso altri soggetti, come la Protezione civile e gli ospedali».
La percentuale di italiani che si dedicano al volontariato – donatori di tempo – nell’anno della pandemia è scesa dal 13% al 12%, con un 9,2% che è impegnato all’interno di associazioni (erano il 9,8% nel 2019): il Terzo settore sostanzialmente da questo punto di vista ha tenuto e anzi ha saputo accogliere sia le sollecitazioni a nuove forme di partecipazione che i cittadini hanno espresso sia realizzare nuove risposte ai nuovi bisogni, dentro uno scenario che si è modificato in maniera repentina.
Il drenaggio delle donazioni dal non profit
“Noi doniamo” valuta il comportamento donativo degli italiani utilizzando diverse fonti: l’indagine sulle Raccolte Fondi dell’Istituto Italiano della Donazione, condotta in collaborazione con CSVnet, le rete dei Centri di Sevizio per il Volontariato, che traccia una fotografia approfondita sulle raccolte fondi del non profit; le ricerche BVA Doxa “Italiani solidali” su un campione di 2000 individui attraverso interviste personali e il Tracker settimanale BVA Doxa che ha interrogato la popolazione di 18 anni e più con accesso ad Internet sull’impatto della pandemia; l’indagine multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana (AVQ)” condotta da Istat su un campione di 25.000 italiani residenti in 800 comuni; l’Italy Giving Report di Vita Non Profit Magazine. Il quadro complessivo dice che la generosità degli italiani nel 2020 ha visto un incremento dovuto all’emergenza sanitaria e alle tante iniziative volte a contenerla, ma l’emergenza stessa ha provocato un drenaggio importante di risorse dalle classiche cause su cui gli italiani praticano la loro solidarietà economica attraverso le organizzazioni non profit (onp) verso altri destinatari. In particolare l’indagine “Italiani Solidali” di BVA Doxa ci offre una chiave di lettura dell’impatto della pandemia sulle pratiche complessive di donazione: nel 2020 la quota di cittadini che hanno effettuato donazioni informali (cioè non passando tramite associazioni, ad esempio donazioni a Messa, elemosina per strada, raccolte informali a carattere religioso e non, donazioni per la scuola etc.) registra un calo rilevante passando dal 41% del 2019 al 33% del 2020. Le donazioni alle onp sono passate dal 26% del 2019 al 21%, un calo dovuto prevalentemente al drenaggio di risorse dalle onp all’emergenza. «Anche se - ha sottolineato Valeria Reda nel corso dell’evento di presentazione del rapporto – se incrocio i dati vedo che il 26% ha fatto entrambe le cose, una donazione mirata per l’emergenza sanitaria e una donazione a una onp, il 48% non ha donato nulla a nessuno e il 52%, un italiano su due, ha fatto almeno una donazione. Vero è anche che un italiano su 4 ha dichiarato di aver continuato a donare per le stesse onp a cui donava prima, con importi invariati».
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