Si è svolta online, sulla piattaforma zoom dell’Associazione Riverrun, soggetto attuatore del progetto Storytelling nell’Oltre Aniene, la conferenza stampa di chiusura delle attività svolte nell’annualità 2020. Sono intervenuti Giovanni Caudo (Presidente Municipio III), Christian Raimo (Assessore alla Cultura Municipio III), Claudio Cippitelli (sociologo presidente della Cooperativa sociale “Parsec”), Valentina D’Amore (Associazione di Promozione Sociale “Astra”), Bruno Pellegrini (Loquis-Ascolta il mondo intorno a te). Lorenzo Mori (Direttore Associazione Riverrun e Nonturismo) ha moderato la presentazione.
Il focus principale della prima annualità di sviluppo del progetto si è incentrato sull’attivazione di una rete di partner che insieme a Riverrun potessero lavorare sul territorio e coinvolgere la comunità operando principalmente sulla condivisione della memoria per far emergere il genius loci del Tufello.
“Prima del desiderio di realizzare un percorso di Nonturismo, quindi prima ancora della necessità di individuare dei percorsi e dei punti di interesse da sottoporre all’attenzione tanto dei residenti del quartiere quanto di fruitori che non ne conoscono le caratteristiche, Storytelling nell’Oltre Aniene vuole essere un progetto partecipato in grado di realizzare un racconto condiviso del quartiere che sia innanzitutto efficace per i residenti”, ha dichiarato Lorenzo Mori, direttore dell’Associazione Riverrun, soggetto attuatore del progetto.
Il Tufello e i temi emersi durante le riunioni di redazione di comunità.
Il Tufello nasce come quartiere/dormitorio a seguito dell’abbattimento della Spina di Borgo, un triangolo di edifici e strade tra Borgo Pio e Borgo Santo Spirito, gli abitanti vengono espropriati e quindi alloggiati nella Borgata Tufello, all’epoca pressoché inesistente, all’interno delle nuove case popolari costruite dall’IACP negli anni ‘50. Questo studio “a tavolino” della costruzione della zona ha da un lato incentivato la ghettizzazione di alcune fasce sociali, dall’altro ha creato un forte senso di solidarietà tra pari, spingendo la collettività a fare fronte comune per ottenere servizi primari come quello del diritto alla casa, attraverso l’occupazione del complesso delle case popolari.
L’educazione popolare e lo sport risultano elementi fondanti della socialità partecipata e condivisa del quartiere, si pensi alle attività legate alla Palestra Valerio Verbano oggi, e all’insegnamento del karate nei primi anni ‘50, ma anche alla storia della Piscina Comunale, occupata dagli stessi istruttori per restituirla alla collettività. L’arte, espressa dagli abitanti in molteplici forme, è una delle possibili linee da seguire per raccontare il quartiere: dalle scritte sul muro degli anni ’60 e ’70 che diventano oggi street art, alla scelta di alcune location come set cinematografici, alle attività dei Cinema Astra e Aureo, alla musica popolare o al pop del Piotta o al rap di Rancore oggi.
Le riunioni di redazione di comunità sono state l’occasione per coinvolgere nuovi partner del progetto, in particolare Antonio D’Ettorre del Circolo Culturale di Montesacro, che ha messo a disposizione interessanti contenuti raccolti negli anni dall’attività del circolo culturale, principalmente quella realizzata attraverso il TUR (Trekking Urbano Romano), un percorso a piedi che ha ritrovato i luoghi della memoria legati al periodo storico dell’occupazione nazifascista a Montesacro e Val Melaina insieme all’Unità Operativa Disabili Adulti IV Distretto; l’associazione culturale “Scenikattiva” di Alessandra Magrini, autrice, conduttrice radiofonica, attrice e performer, che ha realizzato lo spettacolo teatrale Rosso Vivo. La storia di Valerio Verbano, e si è occupata per Storytelling nell’Oltre Aniene di alcuni dei podcast, in qualità di autrice e attrice.
“Nella prima annualità del progetto Storytelling nell’oltre Aniene abbiamo raggiunto diversi obiettivi e messo le basi per le attività degli anni prossimi”, dichiara Claudio Cippitelli, sociologo presidente della Cooperativa sociale Parsec. “Tra questi obiettivi, particolarmente importante è stato animare un gruppo di lavoro plurale, un collettivo di donne e uomini di età, formazione e lavoro differenti, accomunati dalla passione nel rintracciare storie, testimonianze, materiali cartacei e audio video. Ulteriori obiettivi sono stati quelli di rintracciare i tanti contributi che il Tufello ha offerto nel campo della lotta per i diritti – casa, lavoro, sport popolare, spazi autogestiti – e per la tutela e la cura delle fasce più fragili della popolazione – servizi per le dipendenze da droghe e alcol, dalla prevenzione alla riduzione del danno; servizi per l’handicap, per la povertà educativa, ecc. –. Infine, particolare attenzione abbiamo posto alla storia resistenziale del quartiere, testimoniata dalle lapidi che ricordano il sacrificio dei tanti partigiani combattenti uccisi dai nazifascisti”.
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