(Grazie a Christian Raimo per la segnalazione)
di Marco Simoni
In ritardo di qualche giorno, leggo che Alessandra Laterza, la libraia di Tor Bella Monaca, è stata coinvolta in una polemica con la giornalista Federica Angeli, attualmente delegata della sindaca alle periferie, che la definisce "commerciante" in un suo post su Facebook annunciando che la denuncerà per diffamazione, mi pare di capire, a causa di un post di Alessandra Laterza su Facebook. Innanzitutto, lo dico col massimo rispetto per i commercianti che sono anch'essi importanti, definire Alessandra "commerciante" è ridicolo, perché anche i sassi sanno che tutte le librerie indipendenti fanno i salti mortali per riuscire a sopravvivere; chi fa quel mestiere lo fa per la passione di offrire un punto di comunità culturale in una società sfilacciata e frammentata come quella in cui viviamo. Noialtri che ci piace scrivere sulla tastiera parole di giustizia e solidarietà dobbiamo solo toglierci i cappello davanti a chi quella solidarietà e quella comunità la costruisce concretamente ogni giorno nelle librerie di quartiere - sempre troppo poche e aiutate praticamente zero dal Comune che non ne capisce il valore sociale. Federica Angeli dovrebbe poi provare a parlare con le persone di Tor Bella Monaca e capire la funzione che Alessandra svolge, cominciando ad esempio dal venire a sapere che prima che lei aprisse la libreria in tutto il quartiere NON ESISTEVA ALCUNA LIBRERIA. Non so se ci rendiamo conto dell'enormità di questa cosa. Ora: io penso che le denunce per diffamazione da parte dell'autorità politica o loro rappresentanti siano sempre da evitare per evidente sproporzione di mezzi e di posizioni. Il confine tra critica e diffamazione è sempre sottile e se uno non vuole essere criticato deve lasciare ad altri le funzioni pubbliche. Ma in questo caso siamo davanti al paradosso incredibile di una rappresentante del Comune con una delega specifica che si mette a contrastare chi da anni lavora in uno dei quartieri più difficili di Roma per portare società e punti di riferimento e, attraverso la cultura, offrire spazi di comunità. Ma voglio aggiungere una cosa su questo.Come spiega Mapparoma, Tor Bella Monaca è uno dei quartieri con meno piazze. Ovvero: meno luoghi in cui incontrarsi, prendersi un caffè, stare assieme. Dunque anche solo la funzione di "piazza" svolta dalla libreria, con le tante occasioni organizzate attorno alla cultura, è fondamentale per spezzare l'isolamento di tante persone e famiglie. Ma la libreria non è solo questo. Negli scorsi due anni Alessandra Laterza ha invitato a discutere a Tor Bella Monaca letteralmente centinaia di persone, scrittori più o meno bravi, intellettuali più o meno famosi. Io ho discusso nella sua libreria temi politici, economici, sociali. Sono stati da lei, per citarne due, Samantha Cristoforetti e Nicola Lagioia che - lo ricordo - è il direttore del Salone del Libro di Torino forse la principale manifestazione culturale d'Italia, una delle maggiori d'Europa. Voi direte: che c'entra.A beneficio dei non romani: la Libreria di Alessandra Laterza dista dai Parioli un chilometro in più di quanto Monza disti da Milano, per dirvi della dimensione di Roma. E' anche il quartiere più povero di una città da dieci anni in declino economico pesante. La povertà aumenta l'isolamento fisico di un luogo in cui, appunto, fino a due anni fa non potevi neanche comprare un libro.In questo contesto la vivacità della libreria è una ricchezza talmente importante che è impossibile da quantificare, perché è un punto di connessione vitale sia del quartiere con il resto della città che del resto della città con quel quartiere. Io senza Alessandra Laterza, che ho conosciuto per la comune passione per Roma, per esempio non sarei andato a parlare di globalizzazione agli studenti della scuola media locale. Magari ai ragazzi non interessò granché, ma a me molto perché ho imparato tanto da quelle due ore. E lo stesso vale, ne sono sicuro, per tutti gli altri invitati. Naturalmente a Tor Bella Monaca ci sono moltissime persone che mai entreranno o entreranno nella libreria. Forse perché sono cinici e disincantati, o magari perché si vergognano, perché leggono a fatica avendo passato una vita a spezzarsi la schiena e non si sentono all'altezza. Ecco io credo che anche loro leggendo le locandine della libreria che annunciano uno scrittore, o una giornalista, nomi mai sentiti ma che se uno li scrive su una locandina devono essere importanti, anche loro si sentono meno isolati e parte di una città dove succedono le cose.Perché l'isolamento, la frammentazione, la città ridotta a ghetti chiusi e omogenei, è uno dei problemi più feroci e più difficili da contrastare.Io penso che nel lavoro di Federica Angeli ci sia tanta buona volontà e buona fede. Penso che decidere di accettare un incarico pubblico sia sempre una cosa da salutare positivamente perché il servizio pubblico è la cosa più bella ma anche la più difficile. Penso però che piuttosto che andare in giro per Roma a spiegare agli altri cosa bisogna fare, e a chiedere alle persone di rendere conto delle parole, sarebbe per lei una buona idea chiedere, soprattutto a chi lavora da anni a mani nude, cosa fare per dare una mano. Per favore quindi ci ripensi e rimetta la querela, che non fa parte degli strumenti di chi vuole essere parte della soluzione dei problemi. Ad ogni modo, Alessandra Laterza che per me è il simbolo delle librerie di quartiere di Roma, spina dorsale culturale e sociale dei nostri territori, continuerà sempre a trovarmi accanto lei.